57° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
Parlare col cuore: verità e carità
Il tema della 57° Giornata delle Comunicazioni sociali mette insieme due termini: verità e carità. I due termini a noi interessano all’interno della storia della salvezza e della nostra adesione di fede. Con ovvie ripercussioni a livello umano e sociale. Il punto di riferimento, perciò, è la Bibbia.
Qual è, nel testo sacro, il rapporto tra verità e carità? Lo scopriamo nei racconti dell’esperienza di Dio da parte dell’uomo. La verità di Dio, ciò che lo identifica, è la carità. È un tema costante dal Libro dell’Esodo (3,14), dove abbiamo la prima definizione di sé da parte di Dio: “Io sono colui che sono!”, sino all’affermazione, nel Nuovo Testamento, da parte dell’evangelista Giovanni: “Dio è amore” (1 Giovanni 4,16). Mosè chiedeva a Dio il nome, e Dio gli risponde con il suo “essere presente”. “Io sono colui che sono!” è dire: “Io sono qui con te, e ci sarò lungo tutto il cammino che ti ho chiesto di fare”. L’assicurazione di Dio è un atto di presenza e una promessa di presenza per il futuro. Una presenza che si manifesterà in tanti modi: compassione, sollecitudine, tenerezza, zelo, attenzione…
L’evangelista Giovanni, dicendo che “Dio è amore, Dio è agape”, afferma che la carità è la verità di Dio, la sua identità. Abbiamo qui la sintesi di come Dio è vissuto dall’uomo. Nella carità, infatti, sono inclusi la creazione, l’alleanza, il perdono, la redenzione.
Quando il cristianesimo parla di carità, parla di Dio che in Cristo rivela di amare l’uomo e desidera che l’uomo risponda a questo amore, amando Dio e amando gli altri, che Dio ama. L’identità di Dio, che è la carità, diventa così identità dell’uomo, e fa dell’uomo l’immagine di Dio.
Dopo la legge del Sinai – parola scritta sulle due tavole di pietra, perché deve servire anche come legge politica e giuridica -, Dio prende l’iniziativa e dice: “Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore” (Geremia 31,33).
Il “nuovo patto” presentato da Gesù, lungi dall’abrogare la Legge, la conferma in modo definitivo: “Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Matteo 5,17). San Paolo lo dice chiaramente: la legge sembra sì superata in nome della libertà portata da Gesù Cristo, ma questa libertà è per l’amore, per l’agape, e l’agape è il compimento della legge (cfr Galati 5).
Non solo. La carità vissuta contiene in sé quella forza espressiva originaria il cui soggetto vero non è l’individuo che in quel momento dà da mangiare a chi ha fame, visita un carcerato, dice una buona parola; il soggetto ultimo di questo è Dio la cui verità è carità. Dio si fa visibile nella nostra vita di carità, e noi diventiamo testo vivo raccontato dalla Bibbia.