Levando lo sguardo, oltre la pala/mosaico della Regina degli Apostoli, sulla gigantesca curva della doppia cupola, l’animo è assorbito nella contemplazione degli affreschi sulla gloria di Maria. Notiamo subito la straordinaria corrispondenza tra la pala dell’altare maggiore e la raffigurazione della Vergine sulla parte centrale della cupola inferiore.
Il campo pittorico si svolge, nella doppia cupola, su una superficie curva di 27 metri di diametro, pari a 1200 metri quadri circa: un compito delicato e impegnativo, per l’affreschista, data l’imponenza del lavoro. Su questa curva gigantesca le pitture, offrendosi immediatamente e totalmente alla vista dei fedeli, avrebbero dovuto suggerire uno slancio di elevazione simile alla preghiera, così da poterla ispirare. La piena riuscita della decorazione della chiesa dipendeva perciò in gran parte dagli affreschi della cupola. Si voleva evitare il fasto coreografico, ma anche una pittura di tono troppo dimesso, che avrebbe immiserito lo spazio sottostante. Era un problema di equilibrio sia sotto l’aspetto del colore che della composizione.
La scelta dell’artista, chiamato a compiere quest’opera grandiosa, ha richiesto mesi di tempo. Don Alberione preferì stabilire un confronto fra artisti di grande esperienza e capacità che dessero tutte le possibili garanzie. Nei concorsi su vasta scala infatti difficilmente aderiscono quelli di maggior talento, per ovvie considerazioni di prestigio.
Vennero messi a confronto i bozzetti di due pittori che, alla provata capacità, univano una originalità e una equilibrata sensibilità moderna: il prof. Gaudenzi, già accademico d’Italia, e il prof. Giuseppe Antonio Santagata, considerato dai critici il fondatore dell’affresco moderno. La scelta cadde sul secondo. Il suo bozzetto riuscì convincente sia dal punto di vista della tonalità che della composizione, in armonia con le linee architettoniche della cupola. Riconduceva allo spirito della migliore tradizione pittorica narrativa del ’300-’400, senza però esserne sterile imitazione. Già nell’assegnazione del tema si era comunque evitato il soggetto unico, per non indurre il pittore in tentazioni barocche con glorie di nubi, angeli e panneggi svolazzanti, tipiche della pittura celebrativa.
Grande fu la fatica del pittore. Egli fu uno degli ultimi depositari della difficile arte del “frescante”: quella particolare pittura con colori di costituzione terrosa, stesa su un intonaco adeguatamente preparato e bagnato, fatta in modo rapido prima che la superficie approntata sia seccata. È necessario conoscere bene gli intonaci, saper prevedere l’alterazione dei colori nel prosciugamento dei materiali, nel far vivere gli impasti quanto basta per fissare e solidificare le tinte, nel disporre la progressiva diluizione delle sfumature, nel distendere le fantasie cromatiche, nel fissare le figure – destinate a durare nel tempo – in tutta la loro freschezza e vivacità. Notevole la preparazione: della calce spenta, della sabbia di fiume accuratamente lavata, di ogni dettaglio del disegno, ingrandito e calcolato su tutte le deformazioni dell’altezza e delle curvature; di ogni tono di colore. Serve una conoscenza affinata dall’esperienza, una assoluta padronanza dei materiali, una estrema sicurezza e decisione nell’interpretare il messaggio espressivo. L’affresco non ammette esitazioni, pentimenti.
Il Santagata era capace di dipingere per ore, coricato sulla schiena sopra ponti elevati, con accanto il muratore pronto a stendere, per i suoi pennelli e i suoi barattoli di colore, l’intonaco fresco di giornata che serviva a incorporare per sempre il colore sul muro.
Oggi l’opera di questo affreschista genovese è davanti ai nostri occhi. Chi entra dal portale d’ingresso in una giornata di sole, viene avvolto dalla grande cupola con la sua atmosfera dorata: venne definita «l’architettura del paradiso».
Secondo i desideri di don Giacomo Alberione, il prof. Santagata rappresentò sulla cupola, in un crescendo di toni e di figure ma con ritmo sobrio e conciso, la Maternità spirituale di Maria, nella sua vita terrena e nella sua glorificazione. Una maternità che si estende non solo a tutti i cristiani, ma a tutta l’umanità; e si rivolge in modo particolare ai Vescovi come successori degli Apostoli, ai sacerdoti, alle persone consacrate e a quanti collaborano nell’opera di evangelizzazione.
Gli episodi sono disposti a corona, attorno al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, su un cielo popolato di schiere di angeli come una corolla di petali, fino al turbine leggerissimo degli ultimi cori della cupola superiore.
Nella cupola superiore vediamo, in un disco luminoso, il simbolo dello Spirito Santo, la colomba, circondata da tre vasti cerchi concentrici di angeli ruotanti in volo, quali petali di una rosa che si offre in tutta la sua bellezza.
La colomba dirige il suo volo ad ali distese verso la Vergine (cupola inferiore). La composizione dell’affresco richiama l’Assunzione e la gloria di Maria librata tra cielo e terra, e attorniata da angeli che pregano, suonano, cantano.
Alla sinistra e alla destra della Vergine, le figure del Padre e del Figlio seduti in trono: idealmente completano la figura della colomba, simbolo dello Spirito Santo, dipinta sulla sommità della cupola superiore.
La Madonna – un’immagine di oltre sette metri e mezzo -, poggiando su una nube bianca, apre il suo manto e allarga le braccia, racchiudendo sotto la sua protezione due gruppi simbolici. Il gruppo alla destra di Maria è il gruppo di credenti: tra loro si staglia la bianca figura del Pontefice Pio XII. Il gruppo alla sua sinistra, invece, rappresenta coloro che devono giungere alla fede; qualcosa sta già avvenendo: tra essi infatti possiamo scorgere, inginocchiato, un missionario. Una “luce”, che scende dalla Trinità alle palme stese delle mani di Maria e di qui ai due gruppi simbolici, descrive la sua mediazione di grazie.
Dalla raffigurazione centrale della cupola inferiore, si dipanano otto episodi di vita terrena più significativi della Maternità umana e spirituale di Maria. Ella accompagna fisicamente il Cristo nel cammino di Salvezza, facendosi esempio per l’uomo di ogni tempo.
L’Annunciazione. L’episodio viene espresso attraverso i colori, le linee, la posizione dei personaggi. Maria, ha una veste di colore verde, colore della vita. Diritta, con le mani sul petto e il capo inclinato, accoglie il Verbo. Il volo della colomba è diretto verso il ventre della Madonna che è anche la parte più luminosa. L’angelo messaggero è piegato, in atteggiamento adorante per ciò che si sta realizzando in Maria. La scena è raccolta. La luce celeste avvolge i protagonisti ed esprime la presenza divina. Nel momento in cui Maria accetta di diventare Madre di Gesù, dà pure il suo consenso a diventare Madre di tutta l’umanità.
L’Adorazione dei Magi. Vediamo la Vergine, protetta da un angelo diritto dietro di essa, seduta come su un trono, col Bambino in braccio, di fronte a san Giuseppe e a due Magi inginocchiati, mentre il terzo, il Re moro, è in piedi. Due altri angeli chiudono la scena che si svolge sullo sfondo di un paesaggio di colli aridi e dirupati. La stella cometa che ha guidato i tre re fino alla grotta si posa su Maria e su Gesù, Luce del mondo. Alla povertà e ai colori scuri della grotta sono contrapposti la luminosità di Maria e del bambino e i colori caldi delle vesti dei magi. Questo affresco, oltre a ricordarci la nascita spirituale dell’umanità in Cristo, rappresenta la prima manifestazione della Maternità spirituale di Maria.
La Presentazione di Gesù al Tempio. A differenza della precedente, questa scena mostra movimento e dinamicità. Maria, il cui volto è nascosto, presenta suo Figlio al vecchio Simeone, il quale Lo accoglie e riconosce in Lui il Messia, Luce che illumina le genti. Le braccia di Simeone e l’avvicinarsi del suo volto a quello di Maria, formano un cerchio il cui centro è Gesù, Verbo eterno. Una delicata soavità governa la scena. Il vecchio Simeone predice la passione del cuore di Maria: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Luca 2,35). Da queste parole profetiche, Maria risalta come associata in modo tutto speciale alla redenzione del genere umano. Ella è Madre dell’umanità non solo in quanto è Madre di Gesù, ma altresì in quanto è nostra corredentrice: il dolore di Maria nel vedere il Figlio osteggiato e crocifisso, ha come risultato la penetrazione della Grazia nel travaglio delle coscienze.
La Vita a Nazareth della Sacra Famiglia (la Vita privata di Gesù a Nazareth tra Maria e Giuseppe). Viene proposto uno spezzone della vita di Gesù adolescente. Una vita semplice, fatta di gesti concreti e consueti. Giuseppe rivolto verso il Figlio, sembra spiegargli il lavoro del falegname. Maria li osserva con il fuso in mano, strumento usato dalle donne per la tessitura. È una delicata evocazione della laboriosa casa di Nazareth. Maria, durante questo tempo, assolve alla sua missione materna, in quanto educa il figlio. E come Madre spirituale del cristiano ha tuttora il compito di educare ogni figlio spirituale, e questi si deve ispirare ai suoi esempi.
Le Nozze di Cana. Un’aura particolare aleggia nella scena, dove Gesù manifesta per la prima volta il suo potere. Maria, con la mano sinistra, invita i servitori a fare ciò che Gesù ordina. I servitori riempiono le giare di acqua. Gesù al centro benedice l’acqua che viene assaggiata dal maestro di tavola raffigurato dietro Maria. Il miracolo avvenuto è espresso dallo stupore dei commensali. Maria appare come dispensatrice delle grazie e dei miracoli di Gesù: si tratta del primo miracolo operato da Gesù per intercessione della Madre. Il miracolo avviene durante un banchetto nuziale: la presenza di Gesù e di Maria eleva il contratto naturale tra l’uomo e la donna al valore e alla grandezza di Sacramento cristiano. Maria presiede, quindi, alla fondazione del matrimonio e della cellula sociale, la famiglia.
La Predicazione (Maria assiste Gesù durante la sua predicazione). Gesù parla a un gruppo di ascoltatori. Questi rappresentano varie categorie di persone (ammalati, poveri, vedove, lavoratori) e di tutti i tempi (diversificati nel vestito). Accanto a Gesù c’è Maria, sua madre, anche lei avvolta nella stessa luce del Figlio. Vicino, altre donne, che lo seguono. La folla sembra rapita nell’ascolto delle parole del Maestro. Maria, assistendo Gesù, si rivela come la Cooperatrice principale nella diffusione della Verità. E continua lungo i secoli. Ella, infatti si è manifestata come il baluardo più potente contro l’eresia, nel suo nome hanno preso slancio e conforto anche le grandi conquiste missionarie.
La Crocifissione (Maria proclamata solennemente Madre dell’umanità ai piedi della croce). La scena è avvolta nell’ombra. Volutamente più scura per sottolineare la drammaticità dell’evento, e anche per dare maggiore slancio alla cupola. Il Cristo inchiodato sulla croce si collega alle figure della Vergine e di san Giovanni. Risuonano le parole del Vangelo: «Donna, ecco il tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco la tua Madre». È il momento in cui Gesù affida Maria a Giovanni, il discepolo da lui amato, e Giovanni a Maria. La croce, supera di poco i personaggi in piedi, come a volerli abbracciare e renderli partecipi della stessa passione del Figlio. Infatti la veste interna di Maria e il mantello di Giovanni sono di colore rosso scuro, simbolo del sangue. Nelle chiarità dell’immensa cupola la scena, dalla quale deriva la Redenzione, si incide potente creando il contatto tra le scene celesti e la vita degli uomini. L’episodio costituisce la solenne proclamazione della Maternità spirituale di Maria: l’apostolo Giovanni rappresenta i collaboratori diretti del Redentore, gli Apostoli, e tutti i redenti dal sangue di Gesù Cristo.
La Pentecoste (Maria assiste alla discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo). È la conclusione del ciclo. La discesa dello Spirito Santo costituisce l’atto di nascita della Chiesa. Tra i personaggi avvolti nella luce spicca Maria. Delicata ed evanescente, come un’apparizione tra i Dodici. Maria è là come Madre della Chiesa e quindi Madre e Maestra e Regina degli Apostoli. L’episodio rappresentato costituisce il legame logico tra il tema generale, “Maria, Madre dell’umanità”, e l’aspetto speciale sotto cui è venerata nel Tempio: Regina degli Apostoli.
E si ritorna al centro ideale della doppia cupola, con la figura di Maria e la sua missione in cielo: mediazione universale di Grazia.
Un immenso poema mariano rispondente ai desideri di don Alberione, ai sentimenti del Santagata e degno dei suoi illustri predecessori, a partire dal Beato Angelico.
Pennacchi dei quattro pilastri
Quattro imponenti pennacchi sorreggono l’ampia e armonica curva della doppia cupola. Su questi elementi architettonici sono dipinti i quattro dogmi mariani: Mater Dei, Semper Virgo, Immaculata, Assumpta. Così, come i quattro pennacchi svolgono una funzione di sostegno alla cupola, i quattro dogmi lì raffigurati mostrano il fondamento per la venerazione della Santa Vergine.
Le scene raffigurano al centro Maria attorniata da due schiere di angeli posti ai lati. Maria è sempre seduta su un trono, eccetto nella rappresentazione dell’Assunta. In ognuno è riportato lo stemma del Papa che ha proclamato il dogma rappresentato.
MATER DEI (Papa Celestino I al Concilio di Efeso, 431): Maria è madre di Dio. La sua maternità è manifestata attraverso il tenero gesto di una mamma che stringe la manina del suo bambino e mostrandolo a tutti come suo Figlio. Il dogma:
[I santi Padri] «non dubitarono di chiamare Madre di Dio la santa Vergine, non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, perché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale, a cui il Verbo si è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne».
«Se qualcuno non confessa che l’Emmanuele è Dio nel vero senso della parola, e che perciò la santa Vergine è madre di Dio perché ha generato secondo la carne il Verbo che è da Dio, sia anatema».
SEMPER VIRGO (Papa Martino I, Sinodo in Laterano, 5-31 ottobre 649): Maria, sempre vergine. Indossa una candida veste, palese simbolo di purezza, candore e incorruttibilità. Il dogma (Can. 3):
«Se qualcuno non professa secondo i santi padri in senso proprio e veracemente genitrice di Dio la santa sempre vergine intatta Maria, giacché ella in senso proprio e veracemente negli ultimi tempi ha concepito senza seme dallo Spirito Santo e ha partorito colui che è generato da Dio Padre prima di tutti i secoli, Dio il Verbo, rimanendo inviolata anche dopo il parto la sua verginità, sia condannato».
IMMACULATA (Papa Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, 8 dicembre 1854). La figurazione viene resa ricordando il brano dell’Apocalisse (12, 1-2): «Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle…».
Il dogma: «A onore della santa e indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della vergine Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica, e a incremento della religione cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunziamo e definiamo: la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli.
Quindi, se qualcuno (che Dio non voglia!) deliberatamente presumerà di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito, conosca e sappia di essere condannato dal suo proprio giudizio, di aver fatto naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della chiesa, e di essere inoltre incorso da sé automaticamente nelle pene stabilite dalle leggi contro colui che osa manifestare oralmente o per scritto, o in qualsiasi altro modo esterno, gli errori che pensa nel suo cuore».
ASSUMPTA (Papa Pio XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, 1° novembre 1954). Le schiere angeliche sembrano accompagnare nell’ascensione Maria pronta ad accogliere, col suo sguardo e con le sue braccia, il volere divino.
Il dogma: «A gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la sua speciale benevolenza, a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».
PROGETTO NON REALIZZATO
Otto grandi affreschi allegorici-narrativi avrebbero dovuto decorare le pareti laterali dei quattro bracci della chiesa. Essi dovevano illustrare le manifestazioni della Maternità spirituale di Maria, sia nella storia della Chiesa che nella storia degli Istituti Paolini.
1. Il Concilio di Efeso. Maria, proclamata Madre di Dio, si oppone all’eresia per la purezza della Verità.
2. La battaglia di Lepanto. Maria difende il cristianesimo dai nemici esterni.
3. Il dogma dell’Immacolata, e la sconfitta del razionalismo.
4. Il dogma dell’Assunzione di Maria e la certezza che l’ateismo non prevarrà.
5. Maria nella fondazione della Società San Paolo.
6. Maria nella fondazione delle Figlie di San Paolo.
7. L’apostolato paolino della stampa, della radio e del cinema sono posti sotto la protezione di Maria, affinché da questi pulpiti del nostro tempo Ella dia al mondo il Figlio suo, Via, Verità e Vita.
8. Il voto emesso da don Alberione di costruire un grande Santuario alla Regina degli Apostoli, se tutti i membri degli Istituti Paolini fossero rimasti incolumi attraverso le vicende belliche.
Nei quattro pennacchi invece dovevano essere rappresentati i quattro evangelisti.