DON GIACOMO ALBERIONE [2]: notte di luce
Al termine dell’Anno Santo 1900, stimolato anche dall’enciclica del Papa Leone XIII Tametsi futura, Giacomo Alberione vive un’esperienza che sarà determinante nella sua vita e per il suo futuro. Lui stesso dirà che quella notte fu “decisiva per la specifica missione e spirito particolare in cui sarebbe nata e vissuta la Famiglia Paolina”. Di che si trattava?
Il Papa aveva suggerito, nella notte del capodanno, di pregare per il nuovo secolo, perché i cristiani fondassero la loro vita nel Cristo redentore, “Via e verità e vita”. Così, Giacomo Alberione, dopo aver partecipato alla messa solenne nella cattedrale di Alba, nella notte tra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, prega per quattro ore davanti al Santissimo Sacramento esposto solennemente.
Dall’Ostia una luce interiore irresistibile lo raggiunge. Nella sua biografia Abundantes divitiae scrive che ebbe “maggior comprensione dell’invito di Gesù: Venite a me tutti”. Tutti, e non solo qualcuno. E questo “tutti” spinge il giovane Alberione a imbarcarsi nella grande avventura della salvezza alla quale il Maestro lo sollecitava. E perché quel “tutti” non restasse un puro sogno, vede nei moderni mezzi della comunicazione lo strumento per arrivare a tutti. Da quel momento si sente “profondamente obbligato a fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo”: “obbligato a servire la Chiesa” con i mezzi nuovi offerti dall’ingegno umano. In seguito, don Alberione ricorderà a tutti i suoi figli e figlie: “Siete nati dall’Ostia, dal Tabernacolo!”.
Nel suo cuore già vedeva la Chiesa in un nuovo slancio missionario e nuovi apostoli pronti a risanare la società e le sue istituzioni. In particolare vedeva cristiani coraggiosi che usavano bene i nuovi mezzi di comunicazione per il trionfo di Cristo e della civiltà cristiana.
* Un percorso attraverso i pannelli che raccontano la sua storia, presenti nel corridoio antistante la sottocripta della Basilica Regina degli Apostoli.