ARCHITETTURA E SIMBOLI
La Basilica Santa Maria Regina degli Apostoli, nei suoi tre piani a diverse quote – che ospitano rispettivamente tre luoghi di culto (tre chiese) sovrapposti: la Sottocripta, la Cripta, e il Tempio -, sfrutta il dislivello naturale del luogo. Tale locazione la radica fortemente al territorio quasi che la costruzione nasca da esso.
L’intero volume denuncia la volontà del progettista di realizzare una struttura a pianta centrale. Tale idea è sviluppata a partire dall’impianto a croce greca, sormontata da una cupola, che si mantiene invariato nelle tre chiese e che offre la possibilità di non preferire un senso di percorrenza degli spazi rispetto ad altri.
Esigenze particolari e problemi di natura pratica sono stati determinanti per la struttura e per le dimensioni stesse della costruzione. La Chiesa doveva offrire accesso contemporaneamente alle comunità Paoline situate in via Alessandro Severo e nella parallela via Antonino Pio. Si dovevano inoltre tenere presenti le esigenze dei piani regolatori del Comune di Roma che prevedevano una strada di collegamento fra i due quartieri della Collina Volpi e dei Tramvieri. Inoltre, l’area disponibile era esigua, con un dislivello di circa quattordici metri tra una quota e l’altra, ed era necessario economizzare al massimo lo spazio interno. La struttura a pianta centrale (a croce greca) avrebbe permesso alla chiesa di emergere con un certo equilibrio di masse. Ciò che non si sarebbe ottenuto con una pianta longitudinale.
La progettazione e la direzione dei lavori fu affidata all’Ing. Giuseppe Forneris.
Eminenti autorità in campo artistico e in campo ecclesiastico hanno dato il loro assenso ai progetti. Tra questi, S. E. Mons. Giovanni Costantini, Presidente della Commissione Pontificia per l’Arte Sacra e il Prof. Antonio Muñoz, noto critico d’arte, per molti anni Sovrintendente ai Monumenti Nazionali di Roma.
Tutta la Chiesa, considerando la presenza di un fiume sotterraneo, poggia su 900 pali di cemento che conglomerano con sé, come fosse un unico blocco di fondazione, quindici metri di terreno.
Gli elementi strutturali di maggior rilievo sono i quattro piloni (al cui interno sono state collocate canne ascendenti, scale elicoidali, ascensore) che segnano un quadrato sovrapposto alla croce greca. Inscritta in questo quadrato è la circonferenza corrispondente al deambulatorio e all’architrave nella Cripta, e alla pavimentazione dell’aula nella chiesa superiore, fino a diventare visibile esternamente nel tamburo, nel tiburio e nella lanterna.
Interessante risulta la simbologia delle figure geometriche sopra descritte: il quadrato rappresenta la terra, il cerchio la divinità. Le due figure si compenetrano secondo un movimento verticale dall’alto verso il basso, a significare la volontà di Dio di scendere tra gli uomini e abitare tra loro, e dal basso verso l’alto a voler esprimere questo anelito degli uomini di toccare il cielo sul modello delle ziggurat.
Il centro della circonferenza rappresenta sia il punto di confluenza delle linee di forza dell’intero Tempio che il punto di irraggiamento delle stesse: l’architettura sembra parlare e dire: “ricordatevi che siete nati dall’Ostia”, e: “di qui voglio illuminare”.
Negli esecutivi dell’opera (i disegni del progetto definitivo) compare la volontà di creare nel punto centrale della pavimentazione del Tempio, un foro circolare, che attualmente non esiste. Il foro potrebbe rappresentare un canale di immissione della luce diffusa, simbolo dello Spirito che si espande dall’alto della cupola e scivola sugli affreschi sino a piovere nel cuore della Cripta, dimora dell’Eucaristia, e luogo in cui si consuma il gesto d’amore di Dio. E qui si celebra la comunione piena tra il cielo e la terra.
I disegni del progetto definitivo mostrano la presenza di ulteriori bucature, nella pavimentazione del Tempio, poste in maniera concentrica rispetto al foro centrale e corrispondenti, nella Cripta, alla copertura del deambulatorio. Attraverso queste bucature sarebbe stato possibile ripercorrere, anche nella chiesa superiore, il cammino di perfezione – proposto nel deambulatorio della Cripta – che ogni cristiano è chiamato a seguire. A partire dall’altare della Cripta, posto all’interno di una corona di otto colonne, lo sguardo è catturato dalla luce, oggi artificiale, proveniente dal foro, e suscita un moto di tensione verso l’alto, inverso a quello della luce che piove dall’alto.
Tutta la costruzione si ispira al tipo più severo del barocco romano, quello berniniano. Vengono prese le strutture essenziali dell’architettura classica, evitando però la ridondanza della scenografia barocca nei suoi ornati sontuosi. Nella combinazione di pochi elementi formali si offre una lezione di semplicità e rigore. Lo vediamo nelle ricorrenze del binato classico delle lesene (semi-pilastri addossati alle pareti con funzione essenzialmente decorativa) che costituiscono la struttura portante del primo ordine (corpo della chiesa) e nei pilastri del secondo ordine, che reggono la copertura del tiburio. La relativa esiguità degli spessori murari dona al Tempio carattere di leggerezza e snellezza.
Dove l’edificio si riconosce come costruzione moderna è nel raccordo fra cupola e corpo della chiesa. Se si potesse osservare la chiesa in sezione, ossia pensando di tagliare trasversalmente l’edificio, si noterebbe che vi sono due cupole sovrapposte e che la prima cupola non è impostata sul tamburo, ma si incurva direttamente sull’architrave. Essa poi si apre sulla seconda cupola, che ha la funzione di raccogliere quanta più luce possibile e diffonderla nell’interno, attraverso l’apertura dei 12 metri praticata nella prima cupola.
La prima cupola, a 50 metri dal pavimento, misura metri 26,30 di diametro, e si classificava – al momento della costruzione – al terzo posto in Roma, dopo quella del Pantheon (capolavoro di maestria e tecnica dell’architettura romana, il Pantheon possiede la cupola più grande che sia stata costruita: ha infatti un diametro di ben 43,30 metri) e di San Pietro (ha il diametro di 42 metri e supera, con i suoi 136,50 metri di altezza la più alta guglia del Duomo di Milano, 108 metri).
La seconda, illuminata da finestroni del tiburio invisibili dall’interno, misura 13 metri di altezza e 12 di diametro.
Un tiburio, ispirato all’architettura rinascimentale lombarda avvolge la doppia cupola.
All’interno, sulla curva gigantesca di 1200 mq delle cupole, le pitture si mostrano immediatamente e totalmente alla vista dei fedeli.
Nella Cripta i quattro bracci – rivestiti di un semplice intonaco, un soffitto a cassettoni e pavimento marmoreo – convergono verso il centro, dove sorge l’altare, ed è qui che l’ambiente acquista particolare ricchezza e suggestività. L’altare rappresenta come la pietra fondamentale del Tempio.
La struttura era anche altamente espressiva della realtà dell’Istituto religioso che, al tempo della costruzione, si articolava in quattro Congregazioni, una maschile e tre femminili: la Società San Paolo, con la missione di evangelizzare con i mezzi di comunicazione; le Figlie di San Paolo, con il compito di diffondere la dottrina di Gesù Cristo; le Pie Discepole del Divin Maestro, le cui principali espressioni sono l’adorazione eucaristica e una specifica presenza nel campo della liturgia; le suore Pastorelle, volto femminile del ministero pastorale nelle parrocchie.
«Piacque al Signore – spiegava l’Alberione – che le nostre Congregazioni fossero quattro; ma possiamo dire: “congregavit nos in unum Christi amor…”». Distinti ma uniti, nell’unico convergere verso l’altare, da dove proviene l’alimento di vita e il sostegno per l’apostolato.
Otto snelle colonne, sorreggenti il pavimento del Tempio, chiudono in circolo lo spazio dedicato al Presbiterio. L’altare bianco, monolitico, ha una forma ispirata ai sarcofaghi antichi ed è sormontato da una calotta di mosaico, dal cui centro scende un potente fascio di luce. Tra l’architrave di questa specie di tempietto-ciborio e il punto da cui partono i quattro bracci, abbiamo una volta anulare, decorata a stucco romano, a cui corrisponde un deambulatorio decorato – in parte – da mosaico romano in bianco e nero.
La decorazione del Tempio segue la compostezza delle linee architettoniche. Il pavimento ha un disegno semplicissimo; le volte a botte sono decorate a cassettonato, senza stucchi né doratura; le lesene, di marmo, sono alternate da semplice intonaco.
La ricchezza di simbologie non è presente solo nelle scelte architettoniche di natura formale: gli elementi architettonici, sia funzionali (gli oculi del tamburo) che decorativi (le colonne della cripta), vengono riproposti in numero pari ad otto. Questo sta a rappresentare “l’ottavo giorno”, la pienezza, la Risurrezione, la salvezza resa possibile dal Sacrificio che sull’altare si consuma.
Esternamente il Tempio, scolpito da nervature verticali (le paraste), tende decisamente verso l’alto. Le forze salgono attraverso gli spigoli e si avvolgono al coronamento secondo un movimento spiraliforme. Lungo il perimetro superiore della croce greca, corrono il fregio e il cornicione.
Nel fregio, la dedica “B(EATAE) M(ARIAE) V(IRGINIS) REGINAE APOSTOLORUM” (lato sud) e le tre citazioni “AB HINC ILLUMINARE VOLO” (lato est), “VOBISCUM SUM – NOLITE TIMERE” (lato nord), “POENITENS COR TENETE” (lato ovest) raccontano, amplificandolo, il messaggio insito in tutta l’elaborazione del Tempio.
Infine il lanternino è il punto di chiusura del sistema di forze, il luogo attraverso cui lo Spirito discende, e la preghiera del popolo di Dio ascende al Cielo.
Le tre chiese, come devoto ossequio alla Regina degli Apostoli, mostrano una unità di membrature architettoniche che partendo dalla base si riassumono con lo stesso ritmo compositivo nelle strutture del tiburio.
Anche la decorazione segue una unità dottrinale. Il tema narrativo espresso nelle tre chiese e illustrato da scritte, affreschi, sculture e mosaici, è il seguente: “La via dell’umanità, per mezzo di Maria, in Cristo e nella Chiesa”. Don Alberione aveva immaginato di cantare la via humanitatis, la storia della salvezza di cui Maria è lo splendido esempio nella luce di Dio. Il tema mariano è incentrato sull’idea di Maria, madre dell’umanità.
Tale storia ha la sua base nella Sottocripta, riparte dall’altare della Cripta, che rappresenta gli albori della storia della salvezza, e cresce su, fino alla luce dello Spirito che aleggia nella cupola superiore e si effonde sulla storia del mondo.
Questa, a grandi linee, la catechesi:
• Sottocripta: Dio vuole salvare gli uomini. Ed ecco il piano della salvezza, dalla creazione del mondo e dell’uomo, fino al giorno della sua entrata nell’eternità.
• Cripta: questo piano universale di salvezza è proiettato nella persona di Maria, la Madre di Dio, attraverso le promesse, le profezie e le allegorie che la riguardano.
• Santuario/Tempio: questo piano di salvezza si realizza attraverso la missione di Gesù e Maria, e si proietta sull’uomo di ogni tempo.
La Basilica in cifre
Le cifre giustificano scientificamente la maestosità della Basilica. La conformazione del sito, l’altezza notevole e il movimento ascensionale creato dalla successione del tamburo, del tiburio e della lanterna sono le condizioni attraverso cui l’edificio sacro si espande nello spazio e raccoglie prospetticamente le principali linee visuali. L’altezza è pari quasi al doppio della sua larghezza. Da questo dato si comprende l’importanza della visibilità, della percepibilità a livello urbano del Tempio, e del significato che da esso si profonde.
La cupola creata su tre livelli, per dimensione è oggi la quarta nella città di Roma (dopo quella del Pantheon, di San Pietro e della Basilica Minore San Giovanni Bosco) e contribuisce significativamente a disegnare lo sky-line della città, la linea di contatto cioè tra gli edifici urbani e il cielo.
Gli artisti della Basilica