DON GIACOMO ALBERIONE [6]: come confine, il mondo
Don Giacomo Alberione confidò da anziano che durante gli studi di teologia in seminario scoprì la grandezza e l’attualità di san Paolo, l’Apostolo, “il Santo dell’universalità”. Da quel momento il suo cuore si era allargato a tutti i popoli, a tutte le categorie di persone, a tutti i settori della scienza e dell’attività umana. E si propose di essere, come Paolo, il comunicatore universale del Vangelo.
Lo slancio missionario di don Alberione, coltivato sin dalla gioventù, cominciò a esprimersi all’inizio degli anni trenta, quando iniziò a inviare i suoi figli e figlie spirituali come apostoli nel mondo.
Le primissime case paoline a essere aperte furono quelle dell’America Latina. L’avvio fu dato nella primavera del 1931. Nello stesso anno veniva aperta una casa a New York, Stati Uniti. Negli anni successivi seguirono fondazioni in Europa e in Oriente. Nel 1932 i Paolini iniziarono la loro attività in Francia; nel 1934 in Polonia; nello stesso anno in Cina, Giappone e India; nel 1935 nelle Isole Filippine. Dopo la seconda guerra mondiale le fondazioni si ampliano fino a raggiungere tutti i continenti, Australia e Africa comprese. In Europa furono raggiunte tutte le nazioni.
Queste fondazioni trovano il loro naturale complemento con l’arrivo delle altre Congregazioni della Famiglia Paolina: le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole del Divin Maestro, le Suore Pastorelle, le Apostoline.
Particolare fascino aveva sempre esercitato su di lui l’immenso continente Asiatico, al quale aveva cercato di orientare i più generosi dei suoi discepoli. E tra le più coraggiose iniziative di apostolato fu la fondazione della prima radio cattolica in Tokyo.
Ai primi Paolini a giungere nel continente Sudamericano scriveva per delineare loro il piano apostolico: “Voi andrete a spargere la divina Parola con la stampa: datela con il cuore stesso che ebbe Gesù Maestro nel predicarla; con l’ardore che animò san Paolo nel diffonderla; con la grazia e l’umiltà per cui la Santa Madonna diede a leggere al mondo, come un libro, il suo Figlio, Verbo incarnato, che è Via e Verità e Vita”. E, accentuando un aspetto fondamentale di tutta la sua opera, così li esortava: “Le vostre edizioni siano le più pastorali, quelle che farebbe san Paolo se vivesse ora. Il vostro modo spirituale e materiale di farle sia il più pastorale, la vostra potenza di diffusione consisterà ancora una volta nella pastoralità”.
* Un percorso attraverso i pannelli che raccontano la sua storia, presenti nel corridoio antistante la sottocripta della Basilica Regina degli Apostoli.