Parlare della Regina degli Apostoli significa, prima di tutto, parlare di don Giacomo Alberione (4 aprile 1884 – 26 novembre 1971). Fondatore della Famiglia Paolina, fu uno dei più creativi apostoli del XX secolo.
Fin da piccolo avverte la chiamata al sacerdozio. L’esperienza determinante della sua esistenza fu durante una notte di preghiera davanti all’Eucaristia. Nelle ore di passaggio tra il 31 dicembre 1900 e il primo gennaio 1901 egli si sente «profondamente obbligato a fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo».
Divenuto prete il 29 giugno 1907, comprende che il Signore lo guida ad una missione particolare: predicare il Vangelo a tutti i popoli, nello spirito dell’apostolo Paolo, utilizzando i mezzi moderni di comunicazione. Tale missione, per avere efficacia e continuità, deve essere assunta da persone consacrate, poiché, come diceva: «le opere di Dio si fanno con gli uomini di Dio».
Il 20 agosto 1914 dà così inizio alla “Famiglia Paolina” con la fondazione della Società San Paolo. Ben presto la “Famiglia” aumenta di numero. Dio chiama a sé uomini e donne per questo apostolato specifico.
Don Alberione punta sulle forme più rapide per far giungere a tutti il messaggio di Cristo. I suoi confini diventano i confini del mondo.
Visse 87 anni. Le sue ultime ore furono confortate dalla visita e dalla benedizione del Papa Paolo VI, di cui sono rimaste celebri le parole di ammirazione: «Eccolo: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, il nostro don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con i mezzi moderni. Lasci, caro don Alberione, che il Papa goda di codesta lunga, fedele e indefessa fatica e dei frutti da essa prodotti a gloria di Dio ed a bene della Chiesa». Il 27 aprile 2003 Papa Giovanni Paolo II lo proclama Beato.
Don Giacomo Alberione e i primi Paolini ebbero presto l’esigenza di una chiesa dedicata alla “Regina degli Apostoli”. Ad essi si deve questa Basilica Minore.
La spiritualità Paolina, infatti, si fonda e si alimenta nella conoscenza e nella sequela di Gesù Maestro, Via Verità e Vita. Questa unione con Cristo il Paolino la raggiunge attraverso la devozione a Maria, Regina degli Apostoli, e donando come lei il Figlio di Dio al mondo; e avendo quale modello l’apostolo Paolo, incarnandone l’ideale cristiano fino al «non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me», e l’ideale apostolico del «guai a me se non evangelizzo».
Di qui il desiderio che in ogni casa paolina vi fosse al più presto la chiesa con la presenza del Cristo Eucaristico e che «le maggiori case della Famiglia Paolina sorgessero attorno ad un grande tempio».
«La nostra pietà è in primo luogo eucaristica – diceva l’Alberione -. Tutto nasce come da fonte vitale dal Maestro Eucaristico. Così è nata dal Tabernacolo la Famiglia Paolina, così si alimenta, così vive, così opera, così si santifica».
Nasce così l’idea di tre grandi luoghi di culto:
- il Tempio dedicato al Divino Maestro, in Alba (e poi anche uno in via Portuense, a Roma);
- il Tempio dedicato a San Paolo, sempre ad Alba (Cuneo);
- il Santuario/Tempio dedicato alla Regina degli Apostoli (e degli apostoli – e vocazioni – di tutti i tempi), in via Alessandro Severo/via Antonino Pio, in Roma.
Per questo, quando il 15 gennaio 1926 viene istituita la prima comunità Paolina di Roma, in un appartamento di via Ostiense, 75/E, il primo pensiero è di avere una cappella, accontentandosi anche di «un muro con tre pareti di assito e due quadri» (La nostra Cappellina di Roma, in: Unione Cooperatori Buona Stampa, 20 marzo 1926). La domenica 30 gennaio 1927, festa del Divin Maestro, la cappella viene benedetta, con la possibilità di celebrare la Messa e conservare l’Eucaristia. Nel piccolo, però, i Paolini romani già sognano una chiesa tutta per loro.
L’acquisto di un nuovo terreno – la “vigna di S. Paolo”, di proprietà dei monaci benedettini, situata nelle vicinanze della Basilica dell’Apostolo -, in via Grottaperfetta n. 58 (attuale via Alessandro Severo), nel giugno-luglio 1927, risveglia in tutti il desiderio di una casa più funzionale e di una chiesa più spaziosa: «Questo luogo, questa “vigna di S. Paolo” è il sito che S. Paolo ha riservato alla Casa di Roma della Pia Società S. Paolo; dove quindi abiteranno i figlioli di Roma, dove sarà costruita la casa e la chiesa, dove sarà lavorata la verità e la voce di Roma, perché sia luce a molti, udita da molti, e molti conduca ad amare Gesù Cristo, e porti a salvezza» (Don Giacomo Alberione, La vigna di San Paolo, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, ottobre 1927).
Intanto, cosa importante, «con noi alla “vigna” è pure venuto Gesù Eucaristia ed abita con noi: quello che era il presepio delle mucche, venne decorato, ed è il presepio di Gesù, e forma la cappellina alla Regina degli Apostoli». È la prima cappella paolina dedicata alla Regina degli Apostoli. A pochi metri di distanza sorgerà il grande complesso del Tempio in suo onore.
L’esigenza di spazio, dato l’aumento dei giovani, suggerisce, nel 1932, il passaggio a una cappella più ampia. Ma già nel 1934 si deve affermare: «Quest’anno la famiglia romana è notevolmente cresciuta… La Casa è quasi saturata e nella Cappella i fanciulli assiepano letteralmente Gesù. Meglio, così le comunicazioni sono più intime» (Don Giacomo Alberione, Nella casa di Roma. La famiglia cresce, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, marzo 1934).
Rinasce forte il desiderio di costruire una chiesa: «Quest’anno ci attendiamo soprattutto che Gesù Bambino ci conceda di potergli innalzare presto, qui, fra le nostre case, una bella chiesa. Già da parecchio tempo ne sentiamo un bisogno sempre crescente: la Cappella è ormai troppo ristretta…» (Don Giacomo Alberione, Da Roma, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, gennaio 1935).
Ancora una volta, però, ci si deve accontentare di adattare, ingrandendola, la cappella, nella speranza «che il Signore ci mandi presto l’aiuto della sua provvidenza per la chiesa che dovrà sorgere maestosa vicino alle nostre Case» (Don Giacomo Alberione, Da Roma, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, giugno 1935).
Trascorrono altri anni. Finalmente, nel 1938, per organizzare al meglio la vita religiosa e apostolica dei Paolini, «Vi è la necessità – scrive don Alberione – di costruire una conveniente chiesa per la comunità, che sarebbe un omaggio a Maria Regina degli Apostoli… In Alba si è eretta una grande chiesa in omaggio al Divin Maestro, un’altra in omaggio a San Paolo; ora è dovere rendere pure omaggio alla nostra Madre, Maestra e Regina degli Apostoli».
Alla fine del 1938, don Alberione dà la sua approvazione al progetto realizzato dall’ing. Gallo, che mostra, per alcuni mesi del 1939, nella copertina del periodico Unione Cooperatori Apostolato Stampa. «Siamo lieti di poter pubblicare il disegno della nuova chiesa Maria Regina degli Apostoli… Il disegno, opera dell’illustre ingegner Bartolomeo Gallo, ha incontrato l’approvazione incontrastata della Commissione di Arte Sacra incaricata di esaminarlo, tanto da venir definito ‘un gioiello di arte sacra’».
La lunga attesa aveva trovato il suo sbocco. L’entusiasmo per l’inizio dei lavori è in crescita. Ma la seconda guerra mondiale (1939-1945) blocca sul nascere la realizzazione della chiesa.