Nel 1961, in occasione del centenario dell’arrivo di san Paolo a Roma, don Alberione attua un gesto di devozione riconoscente verso il Patrono dei suoi Istituti, con un ricordo permanente, scritto nella pietra, che fosse una sintesi di preghiera, di pensiero e di arte.
Due altari monumentali eretti in onore del Maestro e del Discepolo, di Gesù Divino Maestro e di san Paolo Apostolo, e benedetti dal Card. Arcadio Larraona il 18 marzo.
L’idea è stata proposta agli artisti – architetto, scultori, pittori – dallo stesso don Alberione. San Paolo doveva apparire come il grande maestro, che alla sequela di Cristo, dopo averne assorbito l’insegnamento divino, traccia le linee direttive per il pensiero e l’azione del cristianesimo. Gesù Cristo doveva apparire – di fronte a S. Paolo – come il suo divino ispiratore, come il Maestro per eccellenza, l’unico vero Maestro.
L’insieme architettonico dei due altari (opera dell’architetto Carlo Bodini) si ispira al motivo dell’altare maggiore, in cui la parte trionfale è quella centrale ad arco, che richiama la struttura fondamentale di tutta la chiesa. Trattata con sobria modernità, rispecchia il carattere dello stile rinascimentale.
I due altari presentano le stesse caratteristiche architettoniche.
Su di una predella verde di m. 7,70 di larghezza e m. 9,45 di profondità, risaltano la gradinata e la mensa col dorsale in marmo bianco di Carrara. Il tabernacolo in onice (con la porticina in metallo cesellato) e un paliotto di bronzo di metri 2 per 0,60 di altezza, fanno convergere l’attenzione verso l’altare, cui danno un tono di sobria preziosità.
Il fondale dell’altare si innalza, nella parte centrale, per un’altezza di m. 15, ai lati per m. 12,45. Ha un basamento di m. 9 di larghezza e m. 4 di altezza, terminante con una cornice e fregio decorato da mensoline. Su questa parte basamentale poggia una zoccolatura dalla quale si innalzano, al centro, due lesene terminate da un ampio arco, che costituiscono la maestosa cornice della grande pittura (m. 3,30 di larghezza e m. 7,50 di altezza); ai lati, due lesene architravate che inquadrano i bassorilievi in marmo.
Nell’altare dedicato al Divin Maestro, tutte le parti architettoniche piane sono state eseguite in marmo rosa del Portogallo e rosso di Francia con cornici in bianco venato; in quello dedicato a San Paolo, le parti piane sono state eseguite in marmo verde foresta e cipollino, e le parti in rilievo in marmo bianco di Carrara. I tabernacoli, la cui forma architettonica richiama la parte centrale del grande fondale, sono stati eseguiti in onici pregiati di varie tonalità (onice del Pakistan, di Algeria, del Messico).
Le grandi tele centrali, dai colori caldi, affiancate da quattro bassorilievi ognuna, si inseriscono nella composizione architettonica per esporre il tema in modo esplicito.
Molto felice il ricorso ai bassorilievi (opera dello scultore Pasquale Sciancalepore). Le figure che sorgono dalla pietra danno solidità, pienezza, e una maggiore essenzialità a tutto l’insieme. Con tratti semplici i ritratti balzano efficacissimi, potentemente espressivi e vivi di una loro profonda e delicata spiritualità. Grande la padronanza dello scultore, tanto da lavorare direttamente il marmo senza giovarsi delle comuni misurazioni, ma tenendo semplicemente davanti un modellino in miniatura.