IL TEMPIO: l’altare maggiore

L’altare maggiore

L’altare maggiore, monumentale ma di linee semplici, è in marmo statuario. Sul davanti, un paliotto argenteo.

Il Tabernacolo, di onice, riproduce su scala minore l’architettura esterna della chiesa, divenendo “Tempio nel Tempio”.

Ai lati del tiburio del tabernacolo, la scritta: AB HINC ILLUMINARE VOLO (Da qui – cioè dal tabernacolo – io voglio illuminare), perché fulcro di luce è l’Eucaristia.

Ai lati del tabernacolo, le scritte EGO SUM LUX MUNDI – VOS ESTIS LUX MUNDI (Io sono la luce del mondo – Voi siete la luce del mondo) ricordano la nostra missione di autentici annunciatori di salvezza, guida per le genti ad imitazione di Cristo Maestro.

Al di sopra del Tabernacolo, tre cherubini di bronzo patinati d’argento, opera di Teofilo Raggio, sono i guardiani dell’Eucaristia ed evocano quelli dell’Arca dell’Alleanza. È il luogo previsto per l’esposizione e l’adorazione eucaristica. È il Trono del SS. Sacramento.

Altri due angeli portacandelabro, in marmo, opera di Attilio Selva, sono posti ai lati estremi dell’altare. Sui loro basamenti le scritte: EGO VOBISCUM SUM – NOLITE TIMERE (Io sono con voi – Non temete): tra l’altare e l’angelo di sinistra; POENITENS COR TENETE (Abbiate un cuore penitente): tra l’altare e l’angelo di destra. Parole legate a una forte esperienza mistica dell’Alberione.

Il paliotto dell’altare raffigura l’ultima cena. Molto originale è la presenza di Maria all’interno del bassorilievo.

Possiamo notare un particolare interessante: mentre – sulla destra – l’apostolo Giuda si alza per andare a tradire il Signore, dall’altra parte – sulla sinistra – Maria, in ginocchio, è pronta a entrare nella sala della Cena. Il suo irrompere nella scena, simultaneo alla fuga di Giuda, garantisce un instancabile conforto all’uomo nel momento in cui il Figlio di Dio si dona al mondo. Il motivo, voluto da don Alberione, è opera di Teofilo Raggio.

I fondali delle pareti laterali sono in onice rosso d’Algeria.

La pala dell’altare maggiore

Dietro l’altare vediamo la gigantesca pala/mosaico, opera di Enrico Gaudenzi e Sergio Sala: rappresenta Maria che dona Gesù al mondo.

«Maria agli uomini presenta Gesù. Ella porge a noi il suo frutto: “Benedetto è il frutto, Gesù” che è la Vita. Ella è la Riparatrice del demonio che offrì ai progenitori il frutto vietato e che fu morte. Il frutto suo è Gesù-Ostia; frutto della pietà mariana, la pietà eucaristica» (Don Giacomo Alberione, La chiesa alla Regina degli Apostoli, in: Unione Cooperatori Apostolato Stampa, gennaio/febbraio 1946).

Gesù, benedicente (o nell’atto della “dizione”), tiene nella mano sinistra il rotolo del Vangelo, unica fonte di Verità e Sapienza, da “scrutare”, comprendere e comunicare. È questa anche la missione del Paolino, la missione di tutti noi.

La Madonna viene venerata come Madre, Maestra, e Regina degli Apostoli.

Madre. Ella, secondo l’antica iconografia bizantina, regge tra le braccia e offre al mondo il Maestro Divino. È Madre perché ci dona il suo Figlio Gesù, e il suo gesto è un invito a diventare annuncio della Verità nel mondo.

Maestra. Ella, attraverso i messaggi sorretti dai due angeli collocati al suo fianco, ci indica come nella Parola di Dio si possa conoscere e amare il Figlio suo. L’angelo alla destra porta un cartiglio con su scritto: «Scribe in libro et mitte ecclesiis» («Scrivi nel libro e mandalo alle chiese», Apocalisse 1,11). L’angelo alla sua sinistra porta invece la scritta: «Scrutamini scripturas» («Scrutate le Scritture», cfr. Giovanni 5,39). Nell’Antico Testamento le Scritture sono definite sorgente di vita perché ci trasmettono la Parola di Dio. Nel Nuovo Testamento è Gesù – come Parola di Dio – il centro delle Scritture e il fine cui esse tendono: di Lui parlano e di Lui rendono testimonianza. «Scrutate le Scritture», perché esse parlano di me, aveva detto Gesù ai due discepoli di Emmaus.

Regina. Altri due angeli sorreggono la corona nel gesto di proclamare la sua regalità in cielo e in terra. La corona viene posta sulla testa, è di forma circolare, di metallo prezioso: tutti elementi che sottolineano il riconoscimento di una pienezza di realizzazione, il dono che viene dal cielo e la partecipazione alle realtà divine, l’accesso a un rango e dignità regale. Su Maria, oltre al significato regale – come madre del Messia è madre del Re -, ha un significato cosmico, dato che si tratta di una «corona di dodici stelle» (Apocalisse 12,1).

Ai piedi della Madonna, un gruppo di 15 personaggi: si tratta degli Apostoli (12, compreso Mattia) custodi della preziosa eredità lasciatagli dal Maestro; dei due Evangelisti non apostoli, trascrittori del messaggio di salvezza; e dall’apostolo Paolo che, colmo dello Spirito, consegna il Vangelo a tutte le genti.

La preziosità del mosaico sta nell’essere stato costruito in sito, cioè con la tecnica dei Greci e dei Romani. È alto metri 13,5 e largo metri 6,10, ed è collocato in una nicchia alta m. 16,31 e larga 7,22. Risulta composto di oltre 20 qualità di marmi pregiati.

Lo sfondo del mosaico è costituito dalla preziosa gamma dei marmi bardiglio, cipollino, giallo torri e mori con l’arricchimento di frammenti d’oro. I panneggi e le carnagioni sono resi da marmi rosso fegato, rosso di Verona, macchia vecchia, rosa corallo, giallo di Siena, bardiglio, bianco e nero di Carrara, carnicino, e da un ricco assortimento di tessere di smalto e oro. La raggiera è composta di tessere d’oro in marmi chiari. La corona e le aureole sono state realizzate con tessere d’oro contornate da tessere di marmo nero di Carrara.

I marmi sono stati forniti dalla famosa ditta Feuger Sappei di Massa Carrara. I bozzetti dei cartoni sono stati realizzati dai Proff. Enrico Gaudenzi e Sergio Selva. La messa in opera del mosaico è stata effettuata dallo studio Cassio di Roma: i mosaicisti Virgilio, Fabrizio e Antonio Cassio, con la collaborazione di Valerio Marcelloni e Edoardo Anselmi.

Fregio del cornicione

Esplicativo della pala/mosaico è il fregio del cornicione che percorre tutto il Tempio. La scritta, ancora una volta da interpretare come invito all’annuncio, comincia a sinistra al di sopra della pala, con le parole PETRUS ET, e prosegue dall’altro lato della pala col nome IOANNES. Continua poi per tutto il perimetro del Tempio fino a congiungersi col Petrus iniziale. Il seguito del testo dice:

IACOBUS ET ANDREAS – PHILIPPUS ET THOMAS – BARTHOLOMEUS ET MATTHEUS – IACOBUS ALPHEI ET SIMON ZELOTES – ET IUDAS IACOBI – HI OMNES – ERANT PERSEVERANTES UNIANIMITER IN ORATIONE CUM MULIERIBUS ET MARIA MATRE IESU ET FRATRIBUS EIUS – ET REPLETI SUNT OMNES SPIRITU SANCTO ET COEPERUNT LOQUI ALIIS LINGUIS PROUT SPIRITUS SANCTUS DABAT ELOQUI ILLIS.

Si tratta di tre versetti degli Atti degli Apostoli (1,13-14; 2,4) i quali, dopo aver riportato i nomi degli undici Apostoli, proseguono dicendo: «Tutti costoro erano perseveranti unanimi nella preghiera con le donne e con Maria Madre di Gesù e i suoi fratelli… e furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in varie lingue, come lo Spirito Santo dava loro di esprimersi».

All’inizio della Chiesa c’è lo Spirito Santo (e anche in questa chiesa, nell’alto della cupola, è raffigurato lo Spirito Santo). Egli scioglie la lingua degli apostoli, che subito parlano in varie lingue. È la capacità del Vangelo di essere annunciato senza confini. Dio, quando vuole parlare agli uomini, adotta la lingua di ciascuno, perché tutti possano ascoltare le “grandi opere” compiute dal Signore ed essere illuminati nella via della salvezza.